Apparsa o pubblicata?

Qualche osservazione sull'uso non ortodosso — a nostro modesto avviso — di due verbi: apparire e proferire.
Si leggono spesso, sulla stampa, frasi del tipo «la lettera apparsa il 25 del mese scorso è stata attribuita a Tizio; l'autore è, invece, Caio. Ci scusiamo con l'interessato e con i lettori».
Le apparizioni, ci sia consentito, sono una caratteristica degli ectoplasmi: una lettera si pubblica, non appare.
Apparire significa, infatti, manifestarsi e una lettera — dicevamo — non si manifesta, si pubblica. Neanche una persona viva e vegeta appare, bensì compare: all'improvviso è comparso Giovanni.
E che dire di profferire in luogo di proferire? In alcuni sacri testi si legge che il predetto verbo si può scrivere con una o due f; (proferire e profferire), una specie di verbo sovrabbondante. Le cose non stanno affatto così: cambiando di grafia cambia anche di significato.
Con una sola f (proferire) sta per dire, pronunciare, esclamare e simili: Francesco non proferì parola. Con due (profferire) vale offrire, regalare, mettersi a disposizione: Marcello gli profferì il suo aiuto (si mise, cioè, a sua disposizione per aiutarlo).
E per finire si deroga a, non da. È comunissimo leggere o sentire che «Carlo ha derogato da una legge»;. No, correttamente, Carlo ha derogato a una legge. Si può adoperare anche, transitivamente e raramente, nell'accezione di trasgredire, violare: tutti i presenti hanno derogato le istruzioni ricevute. Voi, amici amatori della lingua, se volete ben figurare, non derogate a queste norme linguistiche.

P.S. A proposito di derogare, abbiamo scovato il sostantivo corrispondente (non attestato nei vocabolari): deroganza. Si veda questo collegamento: Google.it - deroganza

11-06-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Friùli, non Frìuli

Abbiamo sempre denunciato la pochezza linguistica di taluni mezzibusti televisivi ai quali viene affidata la conduzione dei telegiornali, pagati con i soldi dei teleutenti i quali, appunto perché pagano, hanno il sacrosanto diritto di pretendere un'informazione corretta, sotto il profilo linguistico, intendiamo.
La faziosità è sempre in agguato, e in questa sede non c'interessa. C'interessa, dicevamo, la correttezza linguistica, nella fattispecie la corretta accentazione delle parole.
Molto spesso, per non dire sempre, i giornalisti radiotelevisivi pronunciano il nome della regione friulana, Friùli, con l'accento sulla i invece che sulla u.
La pronuncia corretta è, dunque, quella piana (accento sulla u) perché si deve rispettare l'origine latina del nome, che risale al Forum Iulii, l'antica denominazione dell'odierna Cividale.
I mezzibusti televisivi che continuano, imperterriti, a pronunciare il nome della regione con l'accentazione sdrucciola, ossia con l'accento sulla i, dimostrano, quindi, di non conoscere né la geografia né — cosa ancor più grave — la lingua italiana.
Che qualche così detto scrittore di grido abbia usato e usi tuttora la pronuncia sdrucciola non giustifica affatto la ritrazione dell'accento, che si deve considerare, a tutti gli effetti di legge linguistica, assolutamente arbitraria. Come abbiamo sostenuto — e sosteniamo — non sempre gli scrittori sono anche valenti linguisti.

Dizionario Rai

08-06-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


L'apostolicone

Tra i vocaboli relegati nella soffitta della lingua ci piacerebbe fosse rispolverato l'apostolicone: un unguento cosí chiamato perché composto di dodici sostanze.

Dizionario.org - apostolicone

07-06-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink