Buono, forte, grande

Molto spesso si fa un abuso degli aggettivi buono, forte e grande perché innumerevoli sono le persone o le cose per le quali viene spontaneo adoperarli: ma il concetto che tali aggettivi esprimono è troppo vago e generico. Consigliamo agli amatori della lingua, per tanto, di sostituirli, ogni qual volta che sia possibile, con un termine più appropriato.

Vediamo qualche esempio di abusi, piluccando qua e là: in corsivo l'aggettivo abusato e in parentesi quello più appropriato.

La grande (vasta) piazza era piena di dimostranti; una volta tanto sii buono (ubbidiente) e fa quello che ti chiede tuo padre; sapendo che siete tanto buoni (generosi, cortesi) ne approfitto per chiedervi un favore; in quel momento soffiava un vento forte (impetuoso), che faceva tremare le case; quel giovanotto, invece di scusarsi, ha peggiorato la situazione commettendo un grande (grave) errore; quella torta, a fine pranzo, era veramente buona (squisita); l'oratore ha arringato la folla con voce forte (tonante), tra applausi scroscianti; il fumo che usciva dall'appartamento in fiamme era forte (acre) e disgustoso; bisogna essere grati a questi forti (valorosi) soldati che vanno in giro per il mondo a portare la pace; se ti comporti bene, Dio, che è sommamente buono (misericordioso), ti perdonerà; il barbone, per una notte, ha trovato accoglienza, in paese, presso una famiglia che è tanto buona (caritatevole); le ricerche sono state rinviate perché scrosciava una forte (violenta, impetuosa, dirotta) pioggia.

21-04-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink


Declinare...

Probabilmente non tutti saranno d'accordo su quanto stiamo per scrivere (ogni giudizio, ovviamente, è soggettivo). Nel nostro lessico c'è un verbo che sa troppo di burocrazia e andrebbe, a nostro modo di vedere, sostituito con altri più consoni. Il verbo incriminato è declinare.
Non dimentichiamo che l'accezione primaria del suddetto verbo è volgere, tendere gradatamente al basso derivando dal latino chinare (inclinare): la montagna declina verso la pianura. Adoperarlo nel senso di rendere noto o di respingere ci sembra, per l'appunto, un abuso linguistico.
Spesso, anzi sempre, si sente dire o si legge declinò le generalità (le rese note); la direzione declina ogni responsabilità; Mario ha declinato l'invito.
Non è meglio dire respinge ogni responsabilità; dette (o riferì) le generalità e ha rifiutato, non ha accettato l'invito?
Declinare, insomma, è un verbo che, a nostro avviso, meno si usa nelle accezioni incriminate meglio è per il bene della lingua di Dante.

20-04-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink


Capace

L'aggettivo capace, nell'accezione di essere in grado, quando è seguito da un verbo di modo infinito può reggere, indifferentemente, le preposizioni di e a.

In uno scritto formale, però, è consigliabile la preposizione di: neanche in quell'occasione sei stato capace di reagire. La preposizione a, infatti, è di uso prettamente colloquiale o regionale.

Si adopererà tassativamente la preposizione di quando l'aggettivo in oggetto è seguito da un complemento di specificazione: Giovanni è capace di atti inconsulti.

17-04-2020 — Autore: Fausto Raso — permalink