L'amorosità
«Cortesissimo dr Raso,
la disturbo ancora per un quesito prettamente linguistico. L'insegnante di lettere di mio figlio (scuola media) ha sottolineato con la fatidica matita blu il termine amorosità. In un tema mio figlio aveva scritto che trattava il suo cagnolino con estrema amorosità. Per la docente questo vocabolo non esiste: si dice amorevolezza. Ho consultato i vocabolari in mio possesso e, in effetti, non ho trovato il termine contestato. Secondo lei è proprio uno strafalcione amorosità?
La ringrazio e la saluto cordialmente
Benedetto C.
Como»
Caro amico, a mio avviso l'insegnante è stata un po' frettolosa nella correzione. Se si fosse documentata avrebbe scoperto che il sostantivo incriminato (amorosità) anche se non è nell'uso comune, per questo non è a lemma nella quasi totalità dei vocabolari, esiste ed è riportato nel GRADIT e nello Zingarelli, ma soprattutto si trova nel vocabolario degli Accademici della Crusca.
La proposta e la scommessa
Si presti attenzione ai due sostantivi in oggetto perché abbiamo avuto modo di constatare che alcune persone — anche tra quelle acculturate — li ritengono l'uno sinonimo dell'altro. Giustificano la loro sinonimità con il fatto che ambedue provengono dal latino. Se così fosse la quasi totalità dei vocaboli del nostro idioma sarebbero sinonimi.
Proposta e scommessa, oltre tutto, hanno origini etimologiche totalmente diverse. Prima di scoprirle vediamo le accezioni delle due parole al fine di escludere la loro sinonimità. Leggiamo dai vocabolari. Proposta: «atto, effetto e contenuto del proporre». Scommessa: «convenzione con cui due o più persone che divergono tra loro nell'asserire qualcosa o nel formulare una previsione stabiliscono di corrispondere una certa posta a quella di loro che risulterà aver detto o predetto il vero».
Coloro che intravedono una certa affinità di significato tra scommessa e proposta, ritenendo, quindi, sinonimi i due sostantivi in quanto entrambi vantano origini latine, debbono ritenere sinonimi anche, per esempio, bello (latino: bellus) e brutto (latino: brutus). Sappiamo benissimo, invece, che le cose non stanno in questi termini.
Proposta e scommessa vengono sì, dal latino ma, come dicevamo all'inizio di queste noterelle, la loro origine etimologica è del tutto diversa: proposta è un sostantivo tratto dal participio passato del verbo latino proponere (pro, innanzi e ponere, porre) e significa, alla lettera, cosa posta innanzi e, quindi, pensiero, argomento, disegno, intendimento (di qualcuno messo innanzi) e vale anche proposito, proponimento.
Non molto chiara, invece, l'etimologia di scommessa che, ripetiamo, significa «fare una previsione fra due o più persone impegnandosi reciprocamente a pagare una data somma o a soddisfare un dato impegno, secondo che il risultato dell'evento su cui si discute dimostrerà esatte o inesatte le previsioni degli uni o degli altri», potrebbe essere il participio passato del verbo scommettere, derivato dal latino committere (attaccare) con l'aggiunta del prefisso sottrattivo s-, cioè staccare, vale a dire separare (due pareri diversi).
Non si scommette, infatti, su due pareri diversi?
Trovare il diavolo nel catino
Ecco un'altra locuzione forse poco conosciuta.
Chi trova il diavolo nel catino? Colui che arrivando tardi (a un appuntamento, ecc.) non usufruisce di un beneficio.
Nei tempi andati il fondo del catino (zuppiere, insalatiere e simili) era decorato con la figura del diavolo e serviva come piatto di portata.
Chi arrivava tardi a tavola e vedeva il diavolo trovava il catino vuoto, quindi non aveva nulla da mangiare. Di qui, l'uso figurato dell'espressione.

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