Avere i grilli per la testa
Chi non conosce questa locuzione riferita a una persona che ha idee stravaganti, bizzarre o pretenziose? Quella persona, in senso figurato, è come se avesse nella testa una schiera di grilli, che con il loro saltellare incessante le impedissero di pensare in modo logico o sensato.
La stessa espressione si adopera nei confronti di chi ha ambizioni smodate e pressoché irrealizzabili. Perché? Perché quella persona, sempre in senso figurato, è come se avesse la testa piena di grilli i quali, notoriamente, sono in grado di spiccare degli altissimi salti apparentemente impossibili da effettuare.
Subire non significa avere o ottenere
"Gli albergatori sono soddisfatti perché le presenze hanno subìto un incremento del 5%". Frasi del genere ci vengono propinate da tutti gli operatori dell'informazione (radiotelevisione e carta stampata, comprese le così dette grandi firme).
Ma costoro sanno di dire una castroneria linguistica? Non sanno, costoro, che il verbo subire, in buona lingua italiana, significa sopportare, soffrire, patire e simili? L'incremento si patisce? Non crediamo proprio.
Il verbo in questione, quindi, deve indicare, sempre, qualcosa di negativo, di spiacevole: si subisce un'offesa, un affronto, un danno o qualcosa del genere. La frase "incriminata", per tanto, va emendata (per coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere) in "... hanno avuto un incremento del 5%".
Il colmo...
Due parole sul vocabolo colmo, che può essere tanto sostantivo quanto aggettivo e con due distinti significati: parte più alta di una prominenza (sostantivo) e pieno fino all'orlo (aggettivo). L'origine, però, è un po' diversa.
Il sostantivo, che in senso figurato si adopera anche per indicare il grado più alto che è possibile pensare, immaginare o raggiungere è il latino culmen, culminis: il colmo della vita (l'età matura). Con lo stesso nome — e chi non lo sa? — si indica anche un particolare tipo di indovinello che si risolve, nella maggior parte dei casi, in un bisticcio di parole.
Per quanto attiene all'aggettivo bisogna rifarsi, invece, al participio passato sincopato del verbo colmare: colm(at)o. La sincope, è bene ricordarlo, è la caduta di una o più lettere nel corpo di una parola. Nel caso specifico da colmato sono cadute la a e la t (ed è rimasto colmo). Si veda anche qui.

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