ScalfiTura o scalfiTTura?

«Cortese dott. Raso,
potrebbe spiegarmi per quale oscuro motivo bisogna scrivere (e dire)
scalfittura (con due t) se questo sostantivo proviene dal verbo scalfire< il cui participio passato è scalfito (con una t)?
Grazie in anticipo, se prenderà in considerazione la mia richiesta.
Cordialmente
Ivano S.
Frosinone
»

Gentile Ivano, per quale motivo non dovrei prendere in considerazione la sua richiesta, che non è affatto peregrina? Sì, effettivamente si dovrebbe dire scalfitura, come fa notare il linguista Ottorino Pianigiani nel suo Dizionario etimologico.
Il sostantivo in questione, però, è stato fatto derivare dal participio passato di un verbo non più in uso, scalfiggere, sulla scia di altri verbi di questo tipo come "trafiggere", friggere, infliggere, confliggere affliggere e altri i cui participi passati sono tutti in -itto.
Da scalfiggere, dunque, abbiamo scalfitto e da qui scalfittura.

10-09-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Demolire...

Un'interessante disamina di Aldo Gabrielli sul corretto uso del verbo demolire.
«(Demolire) ha un preciso significato: abbattere una massa (...); quindi atterrare, distruggere una fabbrica, un muro. Si riferisce a cose materiali. I Francesi, coi loro arditi traslati, lo riferiscono anche alle cose morali, e noi a seguirli.
Chi tenga alla proprietà del linguaggio dica
demolire una casa, un ponte ma non dica demolì l'avversario con poche parole, mi ha vilmente demolito presso i colleghi e simili; in questo senso l'italiano ha molti e appropriati verbi: abbattere, distruggere, disfare, annientare,disonorare, diffamare, screditare, menomare, rovinare, annichilire, stroncare e vari altri.»

09-09-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Essere una mezza calzetta

I lettori campani, napoletani in particolare, dovrebbero conoscere benissimo questo modo di dire riferito a una persona di scarsissimo valore e competenza in un determinato campo, che, però, presuntuosamente (e con arroganza) si ritiene importantissima e affatto esperta. Di "mezze calzette" sono piene le scuole, gli uffici e le aziende.
Ognuno di noi, quindi, è stato o sta in contatto quotidianamente con questi figuri. Ma perché la locuzione dovrebbe essere conosciuta soprattutto in Campania? Semplice, perché sembra che questo modo di dire sia nato a Napoli. Vediamo.
Quando tra la fine dell'Ottocento e gl'inizi del Novecento vennero di moda, per le donne, le calze di seta poche potevano permettersele perché il loro prezzo era altissimo. Furono così inventate — sembra nel Napoletano, appunto — le mezze calzette.
Queste calze erano molto più abbordabili perché di seta avevano solo la parte inferiore, il resto era di semplice cotone, che, però, restava nascosto grazie alla lunghezza delle gonne. L'espressione è passata, in seguito, a indicare — con uso metaforico — una persona di poco valore e presuntuosa, insomma, una... mezza calzetta.
E a proposito di calze, come non ricordare l'espressione — per la verità di uso prettamente popolare — tirare le calze, vale a dire morire? Non avete mai sentito dire: «Poverino, dopo tanto soffrire ha tirato le calze»? In locuzioni del genere — si intuisce — le calze stanno per gambe, con chiara allusione ai movimenti convulsi (delle gambe) che possono compiere alcune persone mentre esalano l'ultimo respiro.

06-09-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink