Supplire: al o il?

Due parole, due, su questo verbo perché abbiamo notato che sulla carta stampata ora si legge supplire al ora supplire il. Qual è la forma corretta? Entrambe.
Questo verbo, dunque, che si coniuga con l'infisso "-isc-" tra il tema e la desinenza (in alcuni tempi e modi) può essere tanto transitivo quanto intransitivo ed essere seguito, quindi, sia dall'articolo il sia dalla preposizione articolata al. Ovviamente a seconda dei casi, non tirando la monetina.
È intransitivo quando significa sopperire, provvedere a colmare (qualcosa); è transitivo quando sta per sostituire (qualcuno).
Alla luce di questo distinguo diremo, quindi, che il tale suppliva con la volontà alla scarsezza dei mezzi, lo adopereremo, cioè, intransitivamente; mentre dobbiamo dire che l'altro suppliva il collega assente in quanto lo sostituiva. In questo caso, dunque, il verbo in oggetto è usato in senso transitivo.
Abbiamo letto, sulla stampa, una frase che ci ha fatto rabbrividire: suppliva al ministro assente.

27-08-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Ventare (soffia il vento)

«Cortese dott. Raso,
mi sono rivolto a molti forum sulla lingua italiana, ma invano. Spero in lei. Quando cade la pioggia si usa il verbo piovere, quando cade la neve si usa nevicare, quando cade la grandine si dice grandinare ecc. Ma quando soffia il vento qual è il verbo che fa alla bisogna?
Certo di una sua risposta, la ringrazio in anticipo e la saluto cordialmente.
Federico T.
Lecco
»

Gentile Federico, il verbo appropriato c'è, anche se di uso raro o letterario: ventare (o venteggiare, intensivo di ventare). È della I coniugazione e intransitivo, nei tempi composti prende l'ausiliare avere: ieri, in città, ha molto ventato.
Quando il vento soffia in modo continuato si ha la brezza il cui verbo è il denominale brezzeggiare, derivando, appunto, da brezza. Anche questo verbo è intransitivo e nei tempi composti prende l'ausiliare essere, raramente avere: ieri è brezzeggiato per circa un'ora.

26-08-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Fare un blitz

L'origine di quest'espressione, che condanniamo perché barbara, ci è stata richiesta — tramite posta elettronica — da un lettore che non si è firmato. Lo accontentiamo e diamo la parola a Enzo La Stella.
«Nell'autunno del 1939 e nelle stagioni seguenti, il mondo intero rimase sgomento e affascinato dalla rapidità con cui le divisioni corazzate tedesche (le famose Panzerdivisionen) penetravano in Polonia e, poi, in Belgio, in Olanda, nei Balcani, in Russia.
Fu in quegli anni che tutti impararono il significato di
Blitzkrieg o guerra lampo. Oggi, lascito di quegli anni lontani, è rimasto il blitz (nome tedesco, dunque, non inglese come moltissmi erroneamente ritengono, ndr), scritto con la minuscola e usato per indicare le fulminee operazioni di polizia contro il terrorismo, la mafia, il traffico di stupefacenti.
Se questo prestito tedesco ci dà fastidio, possiamo consolarci col pensiero che Panzer deriva dal nostro panciera, anticamente parte dell'armatura che proteggeva il ventre dei cavalieri».

23-08-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink