Non fare il cacàm

Questo termine, forse poco conosciuto in quanto non attestato nei vocabolari che abbiamo consultato, non è schiettamente italiano, lo riportiamo perché ci sembra perfetto per designare una persona saccente, presuntuosa.
Il vocabolo è di provenienza ebraica, kakiam, e significa sapiente. Adoperato in senso figurato acquista il significato di presuntuoso, saccente: Giulio, ti prego, non fare il cacàm, non ostentare, cioè, la tua cultura.
In lingua italiana è un sostantivo maschile invariabile: il cacàm, i cacàm.

20-02-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Sul participio passato «esatto»

Due parole, due, sul participio passato del verbo 'esigere' che, come si sa, è 'esatto' e non 'esigito'. Questo verbo, dunque, ha due significati: 'richiedere', 'pretendere' e 'incassare', 'riscuotere' e simili. Il participio passato, esatto, si adopera, però, solo nel secondo significato: la somma versata non è ancora stata 'esatta', cioè riscossa. Nell'accezione di 'pretendere', 'richiedere' e simili si ricorre al participio passato di un verbo sinonimo: 'preteso', 'voluto', 'richiesto', 'imposto': l'insegnante ha preteso (non 'esatto') che gli allievi ascoltassero la lezione stando in piedi.
Stupisce il constatare che i sacri testi grammaticali che abbiamo consultato non ne fanno menzione.

19-02-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Tante cose...

Vogliamo vedere, cortesi amici, alcuni usi impropri dell'idioma di Dante? Usi non errati ma impropri — come dicevamo — e in quanto tali, a nostro modo di vedere, sono da evitare.
Cominciamo con tante cose, gallicismo entrato nell'uso comune come locuzione di saluto o di convenevoli, in luogo di cordiali saluti, complimenti, ossequi e simili. Staremmo per dire, meglio poche cose, ma corrette. Come non è corretto il termine ossequiente.
Questo vocabolo non è un deverbale, vale a dire non deriva dal verbo ossequiare, come molti erroneamente credono; se così fosse sarebbe ossequiante. Viene dal latino obsequente(m), divenuto in lingua volgare, l'italiano, ossequente per la legge dell'assimilazione, che è un processo linguistico per cui dall'incontro di due consonanti la prima diventa uguale (si assimila) alla seconda.
E che cosa dire di 'marcare', adoperato a ogni piè sospinto nelle accezioni di registrare, annotare, rimarcare con la voce? Il suddetto verbo, alla lettera, vale contrassegnare con un marchio. Nei significati sopra riportati riteniamo più corretto ricorrere ai verbi rafforzare, accentuare e simili.
Ci sembra molto appropriato, invece, come sinonimo di segnare, nel gergo calcistico. Ma forse, ciò che abbiamo scritto, è solo una nostra pedanteria.

18-02-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink