Tenere bordone

«Esimio dott. Raso,
seguo da lungo tempo le sue magistrali noterelle sul corretto uso della lingua italiana. Da lei c'è sempre qualcosa da imparare. Le scrivo per un quesito non prettamente grammaticale. Perché si dice
tenere bordone per dire di assecondare qualcuno in qualche cosa? Cos'è, insomma, questo bordone? La ringrazio anticipatamente e resto in attesa di una sua cortese risposta.
Marzio C.
Verbania
»

Cortese Marzio, il modo di dire è un prestito del linguaggio musicale: bordone è il nome di una canna di cornamusa (e degli strumenti a fiato, in genere) che emette un solo suono e fa da accompagnamento alla melodia eseguita dalle altre canne.
La persona che tiene bordone, quindi, in senso figurato, accompagna un'altra persona in una discussione e simili.
Si adopera soprattutto nei confronti di una persona che asseconda qualcuno impegnato in un'attività su cui è implicito un giudizio poco lusinghiero.
Etimo.it - bordone

12-12-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Fare (o ricevere) una ramanzina

«Cortese dott. Raso,
la ringrazio di cuore per la sua puntuale ed esauriente risposta circa la locuzione
far venire i bordoni. Da lei, mi ripeto, c'è sempre da imparare. Ho un altro quesito. Perché quando si rimprovera qualcuno si dice fare una ramanzina? Cos'è, insomma, questa ramanzina?
Grazie in anticipo se anche questa volta mi risponderà.
Marzio C.
Verbania
»

Il motivo, gentile amico, è semplicissimo. Ramanzina sta per romanzina, tratta, ovviamente, da romanzo, che i nostri padri storpiarono in ramanzo.
Il romanzo, come si sa, è un racconto esteso che, molte volte, per la sua lungaggine viene detto rabbuffo, soprattutto se noioso.
La ramanzina, quindi, è un rimprovero piccolo ma lungo come un romanzo.
Etimo.it - ramanzina

11-12-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Bello, belli

«Gentilissimo dott. Raso,
mi vergogno, ma devo approfittare della sua non comune disponibilità. Mi figlio non riesce a capire quando deve usare
bei, belli e begli. È stato rimbrottato dall'insegnante perché in un componimento ha scritto i miei bei anni dell'infanzia. Avrebbe dovuto scrivere, naturalmente, begli anni.
Può aiutarmi a far capire a mio figlio quando deve adoperare l'una o l'altra forma?
Grazie di cuore
Marzio C.
Verbania
»

Cortese Marzio, spero di esserle d'aiuto. Dunque. L'aggettivo bello ha forme simili a quelle corrispondenti dell'articolo determinativo (il, lo): bel libro (il libro, i libri), bei libri; bello zaino (lo zaino, gli zaini) begli zaini; bell'anno (l'anno, gli anni), begli anni.

10-12-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink