Lo stadio e la stadia

Chissà se gli appassionati di calcio che ogni domenica affollano il campo sportivo dove gioca la loro squadra del cuore sanno perché si chiama “stadio”. Vogliamo vedere, anche, se esiste una parentela tra lo stadio, vale a dire il campo di gioco, e lo stadio inteso come fase terminale di una malattia? Lo stadio, dunque, alla lettera significa “misura”, provenendo dal greco “stadion” (misura, appunto), e in origine era un'estensione determinata di 600 piedi greci o 625 romani, vale dire 125 passi geometrici. Lo stadio, insomma, è una misura greca di lunghezza corrispondente a circa 178 metri. Oggi, per stadio si intende, comunemente, un “campo per lo svolgimento di gare sportive, attrezzato in modo da poter ospitare un certo numero di spettatori”. Il nome riprende quello originario greco in quanto in Olimpia il “campo” in cui si svolgevano le gare atletiche era della lunghezza di uno stadio, per l'appunto. Per quanto riguarda lo stadio inteso come “periodo” di una malattia, la parentela con il campo di gioco si giustifica con l'uso figurato della parola stessa. Lo stadio, come abbiamo visto, è una misura, e in senso figurato “misura”, appunto, il periodo di una determinata malattia: malato all'ultimo stadio, cioè alla fine. Non possiamo concludere questa “chiacchierata” senza accennare allo stadio, adoperato in senso estensivo, per indicare “ciascuno dei segmenti propulsivi di un missile, che si staccano da questo allorché il propellente è esaurito”. Per finire. Sempre da stadio abbiamo il femminile “stadia”, cioè l' “asta graduata” adoperata per rilevamenti topografici.
Etimo.it - stadio

28-03-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Oboe: plurale invariato?

Buona parte dei vocabolari, tra i quali il “ Sabatini Coletti” e il “Gabrielli”, entrambi in rete, attestano lo strumento musicale “oboe” come sostantivo invariabile.
(DISC): oboe[ò-bo-e] s.m. inv.• Strumento musicale a fiato ad ancia doppia, formato da un tubo cilindrico di legno forato munito di chiavi e imboccatura.
(Gabrielli): oboe
[ò-bo-e]
ant. oboè
s.m. inv.
MUS Strumento a fiato, di legno, ad ancia doppia, simile al clarinetto
‖ estens. Suonatore di oboe: un o. della Scala.
A nostro modo di vedere, invece, il sostantivo cambia regolarmente nel plurale: l’òboe, gli òboi. Siamo confortati, in ciò, dal DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia, di cui diamo il collegamento in calce. L’invariabilità, probabilmente, si può spiegare con il fatto che anticamente il vocabolo era scritto con l’accento sulla “e” (oboè) e tutte le parole tronche, come si sa, nel plurale restano invariate: la virtú, le virtú. Chi predilige l’invariabilità del termine adoperi, quindi, il vocabolo “antico”: l’oboè, gli oboè.

Dizionari RAI.it

27-03-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink


Il traulismo

Probabilmente molte persone sono affette da traulismo ma non lo sanno perché non conoscono il significato del termine. La colpa? Dei vocabolari, che snobbano questa parola.

Cos’è, dunque, questo traulismo? Un difetto della voce per cui, nel parlare, si emettono piccoli fischi, ma soprattutto il difetto di pronuncia della «erre» (la così detta erre moscia).

I vocabolari, dicevamo, ignorano la parola, ma non il dizionario etimologico di Ottorino Pianigiani, di cui diamo il collegamento in calce.

Etimo.it - traulismo

26-03-2018 — Autore: Fausto Raso — permalink