L'assaggiamento
Cortese dott. Raso,
la prego, gentilmente, di voler dirimere una questione linguistica sorta tra mio figlio (V ginnasio) e la sua docente di lettere. Mio figlio, dunque, in un componimento in classe ha scritto che “l’assaggiamento di quella pietanza non gli era piaciuto”. L’insegnante ha sottolineato con la fatidica matita blu il termine ‘assaggiamento’ sostenendo che il vocabolo non esiste; mio figlio avrebbe dovuto scrivere “assaggio”. A me sembra di ricordare che il vocabolo “sub iudice” esiste, invece, anche se non l’ho trovato nei vocabolari che ho consultato. Sa dirmi qualcosa in merito?
Grazie in anticipo e tanti auguri per le prossime festività.
Ignazio T.
Siracusa
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Gentile Ignazio, che cosa dirle? Devo constatare, purtroppo, la pochezza linguistica della docente. Il termine in questione, non riportato dai vocabolari, è esistito ed è stato relegato nella soffitta della lingua, ciò non toglie, però, che non si possa adoperare, anche se di “sapore” stantio. “Assaggiamento”, dunque, è un sostantivo deverbale; proviene, cioè, dal verbo assaggiare. Lo si trova nel vocabolario degli Accademici della Crusca e in molte altre pubblicazioni. Suo figlio potrebbe farlo presente alla sua insegnante cercando, però, di non urtare la sua “sensibilità”. Guardi questo collegamento: Google Libri - assaggiamento
PS.: C'è anche il termine "assaggiatura", riportato da buona parte dei vocabolari.
Scendere dal pero
Chi deve scendere dal pero? La persona che deve parlare con più semplicità ed essere meno supponente. Si adopera questa locuzione, insomma, per invitare una persona a venire a cose più concrete.
L’espressione sembra derivi dall’antica locuzione “star sulle cime degli alberi”, riferita a chi mostrava supponenza o adoperava un linguaggio difficile.
Nel II libro della “Storia vera” di Luciano si narra di un nave che fu costretta ad arrestarsi perché giunse in uno stretto di mare ingombrato da una selva di cipressi che galleggiavano a fior d’acqua.
Perché proseguisse fu necessario tirarla su in cima a quegli alberi per poi calarla nuovamente in mare. Di qui, sembra, abbia origine la locuzione “star sulle cime degli alberi” per indicare cose difficilissime a comprendersi.
Mandare (o andare) in orinci
Quando qualcuno vi infastidisce mandatelo, senza tanti complimenti, in orinci.
No, non stiamo delirando. Forse nessuno conosce l’espressione “mandare (o andare) in orinci” che significa andare in un paese lontano e metaforicamente andare a quel… paese.
Etimo.it - orinci
Google Libri - mandare in orinci

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