Saltar d'Arno in Bacchiglione
Quest'espressione — che in senso figurato significa “passare senza logica da un discorso a un altro”, “intraprendere varie iniziative senza aver portato a termine le precedenti”, “cambiare continuamente mestiere senza un reale motivo” — dovrebbe essere nota ai lettori toscani e veneti. La locuzione fa riferimento, infatti, ai fiumi Arno e Bacchiglione che scorrono, rispettivamente, in Toscana e nel Veneto.
Il modo di dire si trova anche nel capolavoro del Divino (Inferno, XV, 113) là dove parla del vescovo Andrea de' Mozzi il quale “fu trasmutato d'Arno in Bacchiglione”, vale a dire dalla città di Firenze, sull'Arno, si trasferì a Vicenza, sul Bacchiglione. Il modo di dire, insomma, è simile all'altro, più conosciuto e, quindi, maggiormente adoperato, “saltare di palo in frasca”.
I giramondo o i giramondi?
Il DOP, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia, è il solo — tra i vocabolari che abbiamo consultato — a legittimare il plurale di giramondo (oltre all'invariabilità) ed è anche l'unico a definirlo solo sostantivo maschile. Gli altri dizionari non ammettono il plurale e lo attestano come ambigenere: il giramondo, la giramondo.
La garzantilinguistica.it, invece, stupisce: non attesta il termine, digitando giramondo compare la voce inglese globetrotter.
Perché, dunque, il DOP, al contrario degli altri vocabolari, non disdegna il plurale di giramondo? Perché, secondo chi scrive, segue la regola della formazione del plurale dei nomi composti. Tale regola stabilisce che i nomi composti di una voce verbale e di un sostantivo maschile singolare formano il plurale regolarmente: il passaporto / i passaporti; il parafango / i parafanghi; il giramondo... i giramondi.
Personalmente preferiamo lasciare il sostantivo invariato per un motivo di logica: il mondo è uno solo. Ma non è da censurare chi segue le indicazioni del DOP. Una ricerca con Googlelibri dà un leggera preferenza alla forma plurale: 23.300 occorrenze per i giramondo e 23.700 per i giramondi.
Aver la voglia del calcinaccio
Erano giorni e giorni che gli inquilini del piano di sopra facevano un baccano tremendo: avevano spostato tutte le pareti del proprio appartamento per cambiare la disposizione delle stanze al fine di conferire alla casa un aspetto più signorile.
I lavori si sarebbero conclusi tra breve con somma gioia del cavaliere che occupava l'appartamento sottostante. A lavori ultimati Mendace — il cavaliere — non poté trattenersi dall'esclamare: Vivaddio, alla signora Paolina è finita la voglia del calcinaccio! La moglie — che lo aveva sentito — lo riprese: Michele, Paolina non è mica incinta! cosa dici! Lo so — replicò il cavalier Mendace — è un modo di dire — anche se non molto conosciuto — e si dice delle persone che armeggiano sempre dentro casa; soprattutto di coloro — come nel caso di Paolina — che demoliscono e ricostruiscono in continuazione; si dice, insomma, di coloro che amano cambiare spesso la disposizione delle stanze dell'appartamento.

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