Mattina: avverbio?
Facciamo nostre alcune considerazioni di Luciano Satta su un piccolo grande problema: mattina è solo sostantivo? A ben vedere può essere anche avverbio. Diamo, dunque, la parola all'illustre linguista.
«Problemino grammaticale: analizzare un'espressione del tipo domenica mattina, precisando fra l'altro se si debba catalogare mattina come sostantivo, poiché i vocabolari appunto dicono che mattina è esclusivamente sostantivo. Il nostro parere è questo.
In una frase come La domenica mattina passò senza incidenti, la domenica mattina è soggetto, in una frase come La
domenica mattina mi alzo alquanto tardi, la domenica mattina è complemento di tempo.
Ma sull'analisi di mattina c'è da riflettere parecchio, per arrivare alla conclusione che sarà anche sostantivo come vogliono i vocabolari, ma con un preciso valore di avverbio, tanto è vero che se si volge domenica al plurale, non piace farlo anche per mattina, cioè si preferisce le domeniche mattina a le domeniche mattine, almeno stando all'orecchio; e quando un sostantivo resiste alla concordanza, spesso vuol dire che lo sentiamo come avverbio.»
Comprare il porco
Molti amici lettori sentiranno per la prima volta il modo di dire su citato, anche se l'hanno messo in pratica inconsciamente. L'espressione, dunque, significa andarsene alla chetichella o anche non accorgersi che qualcuno è andato via all'improvviso, senza salutare.
La locuzione sembra abbia origine dal costume dei contadini di un tempo: quando si recavano al mercato per vendere il bestiame andavano via subito — conclusa la vendita — per non farsi trovare da qualche acquirente nel caso avesse da lamentarsi per qualcosa.
Il detto è bene immortalato nel «Malmantile racquistato» (un poema burlesco) di Perlone Zipoli, pseudonimo di Lorenzo Lippi, con le note di Puccio Lamoni, pseudonimo di Paolo Minucci.
Finire e cessare
Due parole sui verbi su citati. Entrambi possono essere transitivi e intransitivi e con il medesimo significato primario: avere fine, terminare, concludere, portare a termine e simili.
A una analisi approfondita, però, tra i due verbi c'è una sfumatura: cessare, al contrario di finire, vale anche interrompere. A nostro modesto avviso, quindi, non si possono adoperare indifferentemente.
Diremo, per tanto, che la pioggia è cessata (non finita) perché ha smesso di piovere ma può ricominciare (la pioggia, insomma, si è interrotta); la battaglia è cessata (non finita) ma può riprendere da un momento all'altro.
Diremo, invece, che le lezioni sono finite (non cessate, perché sono state portate a termine); la messa è finita, cioè si è conclusa.
Pedanteria? Sottigliezze? Decidete voi, amici. Chi ama il bel parlare e il bello scrivere, però...

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