Mangiare un pollo alla Marengo

Ciò che avete appena letto non è un modo di dire, è interessante, però, conoscerne la storia. Chissà quanti amici lettori, amanti della buona cucina, hanno spesso assaporato un pollo così chiamato, anzi... cucinato, senza sapere che ciò che stavano gustando era un piatto partorito dalla Storia. Ma andiamo con ordine.
Tutti sappiamo che cos'è il marengo. Se non altro basta aprire un vocabolario e leggere: antica moneta d'oro da venti franchi. Questa moneta fu fatta coniare da Napoleone in seguito alla vittoria riportata sugli Austriaci il 14 giugno 1800 nei pressi di Marengo*, vicino ad Alessandria.
E il pollo che c'entra? È presto detto. Si narra che in quella storica giornata i cuochi militari dell'armata napoleonica, per festeggiare la vittoria, prepararono alla bell'e meglio un pollo cucinato con vino bianco, aglio, uova, funghi e pomodori.
Il piatto piacque moltissimo all'imperatore, che volle fosse chiamato, appunto, pollo alla Marengo affinchè i posteri, mangiandolo, ricordassero quello storico avvenimento.

* Battaglia di Marengo.

17-09-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Malevole, malevolo

Navigando in Internet abbiamo scoperto che buona parte delle persone di cultura ritengono che si dica malevole e non, correttamente, malevolo.
Credono, insomma, che l'aggettivo in oggetto appartenga alla seconda classe, come facile, per esempio e abbia, quindi, un'unica desinenza, tanto per il maschile quanto per il femminile (-e, maschile e femminile singolare; i, maschile e femminile plurale).
No, la forma corretta è malevolo perché viene dall'aggettivo latino malévolus, della seconda declinazione, e la desinenza -us latina si tramuta normalmente nella terminazione -o del maschile italiano. È, quindi, un aggettivo della prima classe, come buono, le cui desinenze sono -o e -i per il maschile singolare e plurale, -a e -e per il femminile singolare e plurale.
Diremo, quindi, uno scritto malevolo, con il plurale malevoli e una critica malevola con il plurale malevole. Identico discorso per benevolo.

16-09-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink


Fare orecchi da mercante e vendere a prezzi stracciati

Prima di occuparci delle due locuzioni — tra l'altro conosciutissime — e considerato il fatto che la lingua non ha compartimenti stagni ci preme spendere due parole, sotto il profilo grammaticale, sull'... orecchia, che con il maschile orecchio (e i rispettivi plurali) si equivalgono; il maschile, però, è più comune, mentre la forma femminile si adopera in particolari espressioni figurate come, per esempio, avere le orecchie d'asino o nel significato di piegatura degli angoli della pagina di un libro o di un quaderno. Orecchio e orecchi, quindi, nel significato proprio, cioè come organi dell'udito; orecchia e orecchie, invece, nei significati figurati.
E veniamo ai due modi di dire di cui il primo, per la regola suddetta — a nostro modesto avviso — è fare orecchi..., non orecchie, come si sente dire comunemente.
L'espressione, dunque, trae origine dall'abitudine dei mercanti di far finta di non udire le lamentele dei clienti o di sentire solo ciò che fa loro comodo, incolpando la confusione della piazza del mercato.
Riportiamo, in proposito, una curiosa storiella narrata da Dino Provenzal: «Un turco, qualche secolo fa, andò a comperare una stoffa a Costantinopoli e domandò il prezzo. Ma quanta ne volete?, domandò il mercante. Oh, tanta quanta è la distanza dal mio orecchio sinistro al mio orecchio destro. Allora basterà una piastra (una moneta turca, ndr). Benissimo.
Il turco si tolse il turbante che gli avvolgeva il capo e disse: Il mio orecchio sinistro, come vedete è qui: il destro è inchiodato sul banco di un negozio di Bagdad. Non sappiamo se rimase buggerato il turco o il negoziante che probabilmente non era a conoscenza della barbara usanza: gli avventori che venivano sorpresi a rubare erano puniti con il taglio di un orecchio che veniva inchiodato sul bancone... a futura memoria».
Quanto alla seconda locuzione, a prezzi stracciati, cioè bassissimi, deriva, con molta probabilità, dal fatto che i piazzisti, vale a dire i mercanti ambulanti, sono soliti stracciare i prezzi davanti agli avventori, al fine di convincerli che i nuovi prezzi proposti sono effettivamente più bassi di quelli appena stracciati.

13-09-2019 — Autore: Fausto Raso — permalink